Chi era Gabriotti

La resistenza al fascismo a Città di Castello e nell’Alta Valle del Tevere è legata al nome di Venanzio Gabriotti (1883-1944).

Figlio di un garibaldino, si distinse per l’ardimento nella Grande Guerra. Arruolatosi volontario, ascese al grado di tenente e fu decorato con due medaglia d’argento e due di bronzo al valor militare. Subì una grave ferita nella battaglia del Monte Santo, ma volle rimanere in prima linea. Alla conclusione delle ostilità ricevette la cittadinanza onoraria dei comuni di Rocca d’Arsiè e di Giustino, in Trentino, per l’opera di assistenza fornita dai suoi reparti alla popolazione prostrata dal conflitto.

Nei difficili anni del dopoguerra Gabriotti ricoprì l’incarico di segretario provinciale del Partito Popolare Italiano. Divenne anche il leader dell’Associazione Mutilati e Invalidi di Guerra, nella quale non solo fu per anni l’indiscusso presidente, ma si impegnò personalmente nell’assistenza ai numerosi soci.

Per il coraggio, l’autorevolezza e la libertà interiore, Gabriotti si erse a bandiera di tutto lo schieramento antifascista, a lungo protetto dal prestigio di eroe di guerra e dalla solidarietà dei reduci della Grande Guerra. Rimase irriducibile oppositore del regime anche quando dovette subire intimidazioni e persecuzioni.

Sin dal 1943 Gabriotti riprese a tessere le fila del movimento democratico. Fu tra i fondatori della Democrazia Cristiana a livello provinciale e il punto di riferimento della Resistenza in tutta l’Alta Valle del Tevere umbra e toscana. Proprio per l’attività clandestina contro l’occupazione tedesca e il fascismo repubblicano fu tratto in arresto e fucilato dai fascisti il 9 maggio 1944.

In virtù del suo sacrificio, è stato insignito nel 1953 della medaglia d’oro al valor militare.

La figura di Venanzio Gabriotti ha cementato in tutto il secondo dopoguerra una salda unità dei partiti democratici di Città di Castello, che nelle grandi questioni della difesa della Costituzione, della lotta al terrorismo e dell’educazione dei giovani ai valori della libertà e della Patria hanno nel suo nome sempre saputo anteporre il bene comune agli interessi di parte.