Il Poeta d’Upacchi. Cantore della gran commedia della vita
MIRCO DRAGHI
Il Poeta d’Upacchi. Cantore della gran commedia della vita
Introduzione dell’autore
Diversi in Valtiberina avranno sentire nominare almeno una volta il “Poeta d’Upacchi”, un personaggio che il tempo ha contribuito a rendere quasi leggendario, seppur sia realmente esistito.
Nonostante siano passati più di cento anni dalla sua dipartita, il suo ricordo vive ancora, particolarmente ad Anghiari, grazie alle tante persone che nel tempo lo hanno in qualche modo rammentato: chi con aneddoti spesso di seconda mano, chi con poesie a lui dedicate, chi con la ricerca delle sue opere, e chi con brevi articoli, cantandone i testi, ma anche semplicemente citandolo solo per sentito dire dalle generazioni precedenti e non sapendone molto di più.
Tutti, a modo loro, hanno contribuito ad allungarne il ricordo; nessuno però ha mai pensato di cucire insieme tutti questi piccoli scampoli di memoria, unirli ai documenti e formare una sorta di sua biografia, tra verità e leggenda, che unisca tutto quello che si sa di lui.
Ho pensato che il “Poeta” lo meritasse, non solo per la sua attività artistica, ma anche per le doti umane che traspaiono dalle sue opere, dove dimostra sensibilità d’animo, voglia di acculturarsi, di emanciparsi, di consigliare, di essere libero ed onesto.
Visse nel periodo a cavallo tra il Granducato di Toscana e l’unità d’Italia, ai tempi dei briganti, ai tempi del malcontento e delle rivolte popolari, ai tempi in cui la miseria era diffusa, ai tempi in cui nella sola Anghiari c’erano più di 500 “miserabili” certificati e l’arte dell’arrangiarsi era la regola per quasi tutti. Lui scelse di non avere padroni, di essere un libero viandante, di provare a vivere onestamente con la nobile arte della poesia; una scelta non facile e probabilmente unica a fine ’800 in Valtiberina e forse anche questo ha contribuito a scolpirlo nell’immaginario collettivo. Da autodidatta, senza aver avuto la possibilità di studiare, divenne un vero cultore della poesia, che non citava a memoria a mo’ di pappagallo, ma che sapeva spiegare e far comprendere a tutti e lo faceva, si racconta, con sentimento e passione attraverso una voce imponente e melodiosa.
La sua fu una vita semplice partita dalla sua amata Upacchi, una località anghiarese che allora era letteralmente isolata, ma da lì ne fece di strada… in tutti i sensi: sia in quello materiale che in quello simbolico, visto che ancor oggi viene ricordato e rivalutato non solo localmente.
E allora proviamo a conoscerlo meglio.