ROBERTO ALLEGRIA
Falaschi Fosco
Dall’emigrazione alla guerra civile spagnola
Fosco Falaschi. Questo è il nome di un tifernate a lungo tempo disperso nei meandri della storia. Fino a poco tempo fa ne erano conosciute solamente alcune brevi note biografiche presenti in testi cartacei e siti web dedicati all’antifascismo umbro e alla Guerra Civile spagnola. Riguardavano principalmente la sua morte, il 28 agosto 1936, in occasione dei cruenti combattimenti svoltisi sul fronte di Huesca, in una località ribattezzata Monte Pelato, tra i miliziani repubblicani inquadrati nella Sezione Italiana della Colonna Ascaso e le forze reazionarie franchiste. Quel giorno, tra i difensori della Repubblica, ci furono sette caduti e altrettanti feriti. Una maggiore attenzione sui giornali italiani la ebbe il nome eccellente di Mario Angeloni a cui vennero tributati gli ultimi onori solenni a Barcellona. Per gli altri caduti in battaglia solo brevi ricordi ai margini di un piccolo cimitero fuori del paese di Vicién.
Solo dalle recenti e approfondite ricerche che hanno portato a questo testo emerge come Falaschi sia stata invece una figura molto conosciuta tra Spagna e Argentina per la sua capacità di pensiero e le doti di scrittura espresse in varie testate: prima ne «La Protesta» a Buenos Aires e successivamente ne «Solidaridad Obrera» e «Tierra y Libertad» a Barcellona. Unitamente ad alcune annate di testi giornalistici, sono emersi racconti e memorie di reduci sia spagnoli che italiani che testimoniano dell’intensa umanità di Falaschi così come del suo impegno costante a favore di lavoratori e sindacati.
Emigrato con la famiglia in giovane età dalla natia Città di Castello verso l’Argentina, crescerà con la passione per la lettura e per il lavoro. Fu fornaciaio e mattonaio e difese il lavoro e i lavoratori con l’impegno nel sindacato di matrice anarchica F.O.R.A., in cui fu segretario della propria sezione dal 1923 al 1925. Il forte impegno sindacale lo portò a subire vari arresti per incitamento allo sciopero fino alla definitiva espulsione che nel luglio 1933 lo ricondurrà al capoluogo tifernate.
L’avversione al regime fascista lo spinge più volte a cercare l’espatrio, fino alla definitiva fuoruscita verso la Spagna nell’agosto 1934. Nel corso della permanenza in Spagna, sarà a Barcellona e Saragozza, conoscerà il carcere a Madrid e infine, con la riconquistata libertà, un ritorno nella capitale della Catalogna dove prende parte alla lotta repubblicana contro l’alzamiento franchista del luglio 1936. Nonostante la possibilità di dirigere uno dei più importanti quotidiani anarchici catalani sceglie invece di arruolarsi nella Sezione Italiana della Colonna Ascaso in cui, nel fine agosto 1936, perderà la vita lottando contro le forze reazionarie congiunte di franchismo, fascismo e nazismo.
A sua memoria lascia tantissimi scritti pubblicati su quotidiani e altri periodici, sia argentini che spagnoli, firmati utilizzando più pseudonimi. Colpisce l’alta e complessa formazione raggiunta, considerando le poche opportunità offerte dalla difficile vita da operaio mattonaio; l’attenzione posta a tematiche non specificatamente rivoluzionare, che spaziano dalla formazione pedagogica alle responsabilità nel lavoro, dalla critica letteraria all’interesse per la pittura, oppure sullo sviluppo dei mezzi di trasporto e l’incidenza nella crescita urbanistica.
Nel testo del Quaderno vengono proposte in lettura solo alcune sue pagine: “La cura dell’odio” è uno dei suoi lavori maggiormente conosciuti che, probabilmente, ne ha fatta sopravvivere la memoria fino ai giorni nostri. Un autore il cui pensiero va sicuramente riscoperto e offerto a nuovi lettori.