ALVARO TACCHINI
Fotografi a Città di Castello
Nel 1873, nell’inviare i dati per la compilazione della Guida generale d’Italia commerciale, geografica ed amministrativa, alla voce “fotografi” il Comune di Città di Castello indica i nomi di Angiolo Baldeschi, Domenico Lambardi e Francesco Mei, dei quali si ha però scarsa documentazione. A partire dal 1885 si registra un risveglio della fotografia con un certo Floriani e Arrigo Arrighi. Ma è il 1887 l’anno più significativo nella storia della fotografia tifernate, quando apre un gabinetto fotografico in via Cavour (odierna via XI Settembre) Aristide Villoresi, originario di Firenze. Le tante sue fotografie di fine secolo, reperite nelle raccolte di varie famiglie tifernati, accompagnano la storia sociale di Città di Castello a partire dall’ultimo decennio del XIX secolo, documentando il contesto urbano e la vita sociale e associativa. L’unico fotografo locale che opera contemporaneamente a Villoresi è Giuseppe Carlini. Alla fine della prima guerra mondiale Aristide Villoresi associa alla sua attività fotografica i figli Manlio e Tito Vezio. Lo studio resta in attività fino al 1927, quando Manlio si trasferisce a Roma e vi continua con successo la professione fotografica.
Mentre si esaurisce l’esperienza dei Villoresi, Francesco Pais apre il suo Studio Fotografico Moderno, inizialmente in viale Raffaele de Cesare. Pais ci ha lasciato una copiosa documentazione della storia di Città di Castello sia dell’epoca fascista che del dopoguerra. Nello studio di via Marconi, dove si è trasferito nel 1940, prende con sé, come apprendista, Giuseppe Tacchini al quale affiderà, in seguito, la succursale di Umbertide. Sul finire degli anni ’40 lo studio Pais documenta la ripresa della vita sociale ed economica e la rinascita della democrazia con i comizi di piazza, i cortei, le assemblee e le manifestazioni sindacali.
Negli anni ’50 Giuseppe Tacchini entra in società con Pais fino ad assumere completamente le redini dello Studio Fotografico alla morte del suo fondatore. Nei venti anni in cui Tacchini guida lo studio, mantiene un rapporto privilegiato e continuo con i committenti pubblici, con le aziende più importanti e con le più autorevoli associazioni cittadine. Nel 1964 e nel 1977 allestisce due mostre fotografiche retrospettive su Città di Castello, che hanno un notevole successo di pubblico.
Dopo la morte di Tacchini, assume la gestione dello studio il suo collaboratore Franco Ballini, fino alla cessazione dell’attività avvenuta alla fine di ottobre del 2009.
Il Quaderno presenta anche sintetiche ma importanti schede sugli studi fotografici attivi a Città di Castello nel secondo dopoguerra: Fotorapida Bartoccioni, Foto Bani, Photo Studio Cari, Foto Minciotti, Foto Giacinti, La Fotografia, Foto Rillo, Foto Jei, Foto Franco.
In appendice è riportato l’inventario dell’“Archivio fotografico Giuseppe Tacchini” donato dagli eredi al Comune di Città di Castello. L’Archivio raccoglie una quantità straordinaria di materiale fotografico sulla città e sul suo territorio, di cui documenta gli aspetti artistici, culturali, economici, politici e sociali.
La presentazione del Quaderno ha avuto luogo il 26 febbraio 2010, nell’ambito della cerimonia di donazione al Comune dell’Archivio Tacchini.