Quaderno 3

Lazzari Ferdinando, Rubechi Lorenzo
Quaderni dell’Istituto di Storia Politica e Sociale “Venanzio Gabriotti”, Istituto di Istruzione Superiore “Patrizi – Baldelli” – Istituto Tecnico per le Arti Grafiche, Città di Castello, 3, 2009.
Città di Castello

FERDINANDO LAZZARI

 

Venti mesi sotto la tirannia tedesca

 

LORENZO RUBECHI

 

Ricordi di prigionia

 

La prima, e più cospicua, parte del testo riporta la testimonianza di Ferdinando Lazzari, uno degli oltre cinquecentomila militari italiani presi prigionieri dai tedeschi dopo l’8 settembre 1943. Deportati in Germania, i nostri soldati sono costretti a lavorare relegati in campi di prigionia; vengono qualificati dal regime nazista come Internati Militari Italiani (IMI) per aggirare le norme di diritto internazionale e per sfuggire ai controlli della Croce Rossa Internazionale.

Lazzari, falegname di Città di Castello, sta combattendo in Croazia, nei pressi di Ragusa, quando arriva la notizia dell’armistizio. In quel teatro di guerra migliaia di soldati cadono in trappola fra due alte montagne e, dopo che i tedeschi li hanno costretti a consegnare le armi, con un lungo viaggio arrivano in Germania. Il nostro autore viene assegnato alla sezione falegnameria, in una fabbrica di apparecchi a Erfurt. Attraverso grandi patimenti, supera dolorose e drammatiche esperienze (la malattia per la quale è ricoverato in ospedale e il bombardamento della fabbrica in cui lavora), quando finalmente arriva la buona notizia che gli Alleati si stanno avvicinando.

Il 7 giugno 1945 parte dalla Germania, ma deve sostare un mese a Ludwigsburg prima di tornare a casa. Durante la sosta forzata fissa sulla carta – con linguaggio schietto e popolare – i patimenti subiti e le fasi più angosciose della sua vicenda.

Testimonianza analoga è quella di Lorenzo Rubechi in Ricordi di guerra. È militare a Casalmaggiore quando la sera dell’8 settembre 1943 sente per radio la notizia dell’armistizio. I tedeschi circondano la caserma e, dopo una marcia di quaranta chilometri, scortano fino a Mantova i prigionieri italiani; da lì in treno arrivano al lager di Hafendorf, collegato al campo di concentramento di Mauthausen. In una fabbrica di armi lavorano 4 mila persone di 23 nazionalità diverse; il freddo e la scarsità di cibo sono i nemici più forti, unitamente alle pulci e ai pidocchi che infestano le baracche.

Alla fine di aprile 1945 il capo del campo italiano avvisa i prigionieri che possono andarsene. Il ritorno a casa è molto duro per mancanza di cibo e mezzi di trasporto. Quando, a piedi, Rubechi sta per raggiungere il proprio paese di Lerchi, dal ponte di Piosina una processione di persone gli si fa incontro per chiedere notizie dei propri cari, dato che egli è il primo soldato a tornare dalla guerra.

In appendice, il Quaderno contiene i documenti dell’internamento in Germania conservati da un altro prigioniero di guerra, il carabiniere tifernate Nazzareno Scarscelli.

Il Quaderno è stato presentato il 27 gennaio 2009, Giorno della Memoria.

 

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